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Anche nel 2025 la realtà estesa rimane tra i trend tecnologici più rilevanti

Dalle diverse forme di realtà estesa ai numerosi settori di impiego, dalle potenzialità ai rischi, scopriamo di più su un trend tecnologico destinato a permanere ed evolvere anche nel 2025.

Avvicinandoci alla fine dell’anno, anche noi di Idem-tech abbiamo voluto “tirare le somme” di questo 2024, interrogandoci sui trend tecnologici che hanno guidato l’anno che sta per concludersi e su quelli che segneranno il prossimo futuro.
Le previsioni in materia non mancano: la multinazionale di consulenza strategica Gartner ha ad esempio recentemente stilato una lista delle 10 principali tendenze tecnologiche strategiche per il 2025. Tra di esse compaiono l’Intelligenza Artificiale agentica, in grado di agire sempre più in autonomia pianificando e lavorando per raggiungere obiettivi specifici definiti dagli utenti; la crittografia post-quantistica, volta a garantire la sicurezza delle informazioni in un futuro in cui i cyberattacchi saranno portati da computer quantistici; i robot polifunzionali che, impiegati in produzione, possono adattarsi rapidamente ai cambiamenti e svolgere più compiti rispondendo a un mercato in continua evoluzione; l’elaborazione dei dati a basso consumo energetico. Tornano quindi, evolvendosi sempre più, temi di cui anche noi abbiamo parlato su questo blog, intuendone il potenziale e la sempre maggiore importanza: Intelligenza Artificiale, Cybersecurity, Industry 5.0 e Green Computing.
Tra le previsioni di Gartner rientrano poi l’Intelligenza ambientale invisibile basata su sensori smart che contribuiscono a ottimizzare la gestione delle risorse, le piattaforme di governance dell’Intelligenza Artificiale in grado di offrire strumenti per la gestione delle performance legali e operative di questa tecnologia, le tecnologie di sicurezza dell’informazione a tutela della reputazione aziendale, l’Hybrid Computing per risolvere problemi computazionali complessi, il Neurological Enhancement grazie alle tecnologie.

Tra i trend individuati per il 2025 fa la sua ri-comparsa anche l’elaborazione spaziale che, prevedendo l’integrazione di realtà aumentata e realtà virtuale, rappresenta il prossimo step di interazione tra esperienze fisiche e digitali.

Parliamo di “ri-comparsa” perché la realtà estesa era già tra i trend tecnologici che avrebbero dovuto guidare l’anno che sta per concludersi, ed effettivamente così è stato. La domanda di richieste sempre più immersive in ogni settore, dal gaming all’e-commerce, dalla sanità all’istruzione, dalla formazione al retail, è costantemente in crescita. Già a fine 2023, era stato previsto lo sviluppo delle piattaforme social virtuali guidate da contenuti user generated, oltre a quello di economie virtuali sempre più strutturate.
Per comprendere meglio questi temi, occorre innanzitutto fare chiarezza sui termini: realtà virtuale (VR, Virtual Reality), realtà aumentata (AR, Augmented Reality) e realtà mista (MR, Mixed Reality) sono tutte compartimentazioni della realtà estesa (XR, Extended Reality).

La differenza tra realtà virtuale, realtà aumentata e realtà mista risiede nelle diverse esperienze a cui l’utente può accedere in queste diverse forme di realtà estesa.

Nella realtà virtuale, la percezione del mondo digitale si sostituisce a quella del mondo fisico, generando un’esperienza che può arrivare ad essere completamente immersiva. La realtà digitale maschera e nasconde del tutto la realtà fisica: le esperienze di realtà virtuale portano l’utente in un mondo completamente nuovo, che si discosta in maniera netta da quello reale, che non può più essere percepito.
Nella realtà aumentata si ha invece una maggiore integrazione: grafica, flussi video e informazioni provenienti dal mondo virtuale si sovrappongono con la realtà del mondo fisico. Si ha quindi un arricchimento della realtà fisica, a cui si sommano informazioni aggiuntive, senza che l’utente perda la visione della realtà circostante: egli accede così a un’esperienza potenziata del mondo che lo circonda.
Nella realtà virtuale, quindi, le informazioni digitali creano un’esperienza che sovrascrive in toto la realtà percepita, mentre nella realtà aumentata le informazioni virtuali arricchiscono la realtà fisica. Almeno ad oggi, la realtà virtuale richiede sempre l’utilizzo di un visore dedicato, mentre l’accesso alla realtà aumentata può avvenire attraverso dispositivi diversi: visori, ma anche smartphone e smart glasses.
Nella realtà mista, infine, le esperienze che vengono vissute possono passare dalla realtà aumentata alla realtà virtuale e viceversa, o le due cose possono integrarsi tra loro. Si tratta sicuramente del concetto più complesso da comprendere, ma un esempio pratico può essere d’aiuto. Basti pensare a quando, durante un’esperienza di gaming in realtà virtuale, se ci si avvicina a un ostacolo o a un’altra persona, il visore lo riconosce e lo ricostruisce digitalmente, segnalando l’ostacolo del mondo reale nel mondo virtuale: è questo un esempio di realtà mista.

Come in ogni campo, anche quando si parla di realtà estesa, una sempre maggiore diffusione di nuove tecnologie richiede anche una nuova e diversa regolamentazione in materia.

Già negli scorsi anni le istituzioni hanno dedicato maggiore attenzione alle diverse tematiche sollevate dallo sviluppo delle nuove tecnologie connesse alla realtà estesa. A maggio 2023, ad esempio, è entrato in vigore il Digital Markets Act europeo, volto a regolare il comportamento dei cosiddetti Gatekeeper dei mercati digitali, ovvero le piattaforme online di grandi dimensioni che esercitano una funzione di controllo dell’accesso ai mercati digitali.
È stata invece annunciata già nel 2020 la Virtual and Augmented Reality Industrial Coalition, una piattaforma europea per il dialogo tra l’ecosistema della realtà aumentata e virtuale e i decisori politici, che mira a orientare le politiche in materia, incoraggiare gli investimenti, facilitare il dialogo tra le parti interessate e individuare le principali sfide e opportunità per il settore a livello europeo. Dalla sua fondazione ad oggi, la Coalizione ha promosso e tenuto più di un centinaio di seminari, volti a incoraggiare il dialogo tra istituzioni, decisori e aziende. Proprio le aziende Big Tech giocano infatti un importante ruolo nel definire il ritmo e la direzione dello sviluppo tecnologico.

Una maggiore implementazione della realtà mista rimane uno degli obiettivi delle Big Tech anche per il 2025.

I nodi da sciogliere in materia sono ancora numerosi. Uno di questi, forse il principale, è l’ingombro che i dispositivi hanno ancora oggi, che li rende indossabili esclusivamente in ambienti protetti, limitandone di fatto l’utilizzo. Solo quando i visori assomiglieranno a occhiali tradizionali sarà ipotizzabile un loro utilizzo all’esterno, che permetterà di realizzare appieno le potenzialità della realtà mista.
Molte sono però anche le potenzialità della realtà estesa: basti pensare al Green Deal europeo, che incoraggia la fruizione di spazi virtuali per la collaborazione e la cooperazione tra persone e aziende per ridurre l’impatto climatico delle attività umane. Questa è proprio una delle applicazioni della realtà estesa.

Non solo gaming e intrattenimento: i settori di applicazione della realtà estesa sono potenzialmente infiniti.

Diverse aziende utilizzano già soluzioni di realtà estesa per effettuare simulazioni e per la formazione del personale: il cosiddetto “metaverso industriale” è una soluzione diffusa e vantaggiosa. La realtà estesa è destinata a portare profondi cambiamenti in settori strategici nei prossimi anni, creando un impatto reale.
In un ambiente digitale, infatti, è possibile trovare, analizzare e risolvere i problemi in modo più rapido, efficiente ed economico. La possibilità di ricreare virtualmente un ambiente di lavoro (Digital Twin), integrandovi informazioni generate dell’Intelligenza Artificiale e inserendo la possibilità di interagire con elementi effettivamente presenti nell’ambiente, apre la strada a infinite possibilità: dalla formazione da remoto con possibilità di interagire con i colleghi come se ci si trovasse in aula, all’assistenza da remoto, alla simulazione di operazioni in contesti anche ad alto rischio a fini formativi.
Introdurre queste tecnologie in azienda può portare benefici a molti livelli: operazioni commerciali, progettazione, produzione e training dei dipendenti attraverso una logica di Learning by Doing. Non si tratta di un fenomeno che riguarda solo i grandi player del mercato: basti pensare che circa il 90% delle imprese che lavorano con la realtà estesa in Europa sono PMI.

Il fenomeno non è però circoscritto al solo mondo produttivo e aziendale: la realtà estesa può avere un forte impatto anche su settori come la sanità o l’istruzione.

In ambito sanitario, ad esempio, assistiamo sempre più a una digitalizzazione dei rapporti medico-paziente, dalla diagnosi alla cura. Soprattutto dopo la pandemia del 2020, i sistemi di telemedicina e di Connected Care hanno visto una crescita importante. L’obiettivo non è la sostituzione dell’interazione reale, ma una sua integrazione con il mondo digitale, che potenzi e migliori le possibilità di accesso a visite e cure. Se da un lato quindi si ampliano le possibilità, dall’altro non è possibile escludere dal ragionamento in materia una riflessione sui temi della privacy e della protezione dei dati, specialmente in un settore dove i dati trattati sono particolarmente sensibili.

Nel mondo produttivo, lavorativo e dei servizi l’adozione di forme di realtà estesa richiede di tenere in considerazione diversi pro e contro.

Da un lato, come visto, è possibile ad esempio migliorare la formazione per i lavoratori e l’accesso ai servizi. La formazione e la sperimentazione che sfruttano la realtà estesa consentono di affrontare anche scenari critici e rischiosi senza correre pericoli reali, a tutto guadagno di un apprendimento più concreto e di una maggiore sicurezza delle persone. Questo è vero anche per la sperimentazione e l’innovazione: la realtà estesa può rivoluzionare la fase di progettazione e prototipazione, riducendo i rischi per la salute e la sicurezza insiti nella realizzazione dei prototipi stessi, fino alla produzione del prodotto finale.
La possibilità di incrementare le interazioni da remoto con un feeling reale, poi, ha un impatto anche ambientale positivo, perché riduce la necessità di trasferte e spostamenti legati a incontri fisici.
Non vanno però trascurati i rischi per la salute e la sicurezza sul lavoro che la realtà estesa porta con sé: dai problemi ergonomici legati all’utilizzo dei visori all’aumento della sedentarietà, dai problemi di Motion Sickness che possono diventare rilevanti per alcuni utilizzatori ai possibili problemi psicosociali che possono derivare da un’esposizione prolungata alla realtà estesa e dal sovraccarico di stimoli sensoriali.
Se le potenzialità insite nella realtà estesa sono numerose, tanti sono ancora gli ostacoli e i dubbi da considerare: dall’ingombro dato dai visori, alle lacune legislative, alla necessità di approfondire gli studi sulle ricadute fisiche e psichiche di queste tecnologie.
In ogni caso, la realtà estesa rimane sicuramente uno dei trend tecnologici destinati a permanere e progredire nei prossimi anni: siamo pronti ad osservarne gli sviluppi e l’aumento delle potenzialità!